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La Resurrezione di Gesù

Summary

Esamina le basi storiche del credo nella resurrezione di Cristo, prestando particolare attenzione a questi tre aspetti: al fatto che la tomba era vuota, alle sue apparizioni dopo essere morto e alle origini del credo nella resurrezione.

Recentemente ho parlato a proposito dell’esistenza di Dio in una delle più prestigiose università canadesi. Dopo l’intervento, una studentessa scrisse una nota, un po’ irritata, sul suo questionario di gradimento: “mi hai coinvolto e mi sono trovata d’accordo con te finché non hai cominciato a parlare di quella roba riguardo a Gesù. Dio non è il Dio dei cristiani!”

Questa attitudine è tipica dei nostri giorni. La maggior parte delle persone non hanno problema a riconoscere che Dio esiste; ma nella nostra società pluralistica è diventato politicamente incorretto dire che Dio si è rivelato esclusivamente in Gesù. Quali giustificazioni può offrire un credente nel confrontare il punto di vista Hindu, Ebraico, e Musulmano, affermando che il Dio dei cristiani è il vero Dio?

La risposta che il Nuovo Testamento ci da è: la resurrezione di Gesù. “Poiché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti”. (Atti 17:31). La resurrezione è la prova che Dio ci da della veridicità delle parole di Gesù riguardo alla sua autorità divina.

Ma come facciamo a sapere che Gesù è resuscitato dai morti? Un famoso inno pasquale dice: “Mi chiedi come so che Egli vive? Egli vive dentro il mio cuore!” Questa risposta è perfettamente appropriate a livello individuale. Ma quando I credenti intavolano un discorso con dei non credenti nella pubblica piazza – come ad esempio scrivendo per un editoriale di un giornale locale, o telefonando a una radio per rispondere a una domanda durante un dibattito, o persino semplicemente conversando con colleghi di lavoro. – allora è cruciale che si sia in grado di presentare dell’evidenza oggettiva che supporti il nostro credo. Altrimenti le nostre affermazioni non avranno più peso di chiunque altro che affermi di avere avuto una esperienza personale con Dio.

Fortunatamente, il Cristianesimo, è una religione che affonda le sue origini nella storia, e fa delle affermazioni che in buona misura possono essere investigate storicamente. Supponiamo ad esempio di approcciare gli scritti del Nuovo Testamento, non come Scritture sacre, ma come una semplice collezione di documenti grechi che ci sono stati tramandati dal primo secolo, senza alcun presupposto riguardo alla loro affidabilità oltre ai normali metodi con cui riguarderemmo qualunque altro documento storico antico. Saremmo sorpresi nello scoprire che la maggior parte dei critici del Nuovo Testamento che hanno studiato i Vangeli in questo modo accademico, accettano i fattori chiave che riguardano la resurrezione di Gesù. Voglio enfatizzare che non sto parlando di studiosi evangelici o comunque credenti, ma di un ampio spettro di critici del Nuovo Testamento che insegnano in università secolari e in seminari non evangelici. Per quando possa sembrare incredibile, la maggior parte di loro sono giunti alla conclusione che i fattori chiave a sostegno della resurrezione di Gesù sono in effetti storici. Questi sono i fatti che hanno preso in considerazione:

FATTO #1: Dopo la sua crocifissione Gesù fu sepolto nella tomba di Giuseppe di Arimatea. Questo fatto è davvero importante, perché significa che, contrariamente a quello che asseriscono alcuni critici estremisti, come ad esempio John Dominic Crossan del Jesus Seminar, il luogo della sepoltura di Gesù era conosciuto sia agli Ebrei che ai cristiani. Stando così le cose infatti, i discepoli non avrebbero mai potuto proclamare in Gerusalemme la resurrezione di Gesù se la tomba non fosse stata vuota. Gli studiosi del Nuovo Testamento hanno confermato questo fatto basandosi sull’evidenza che deduciamo da questi fatti:

1. La sepoltura di Gesù viene attestata da una tradizione molto antica che ci viene citata da Paolo in 1 Corinzi 15:3-5:

Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.

Paolo non solo usa i termini “trasmesso” e “ricevuto” , tipici del parlare dei rabbini, riguardo all’informazione che ci sta tramandando nell’epistola ai Corinzi, ma i versetti dal tre al cinque rappresentano una tipica formula a quattro righe piena di caratteristiche estranee allo stile di scrittura di Paolo. Questo ha convinto tutti gli studiosi che Paolo sta, con questi versi, citando una antica tradizione che egli stesso ha ricevuto dopo che è diventato Cristiano. Questa tradizione può essere fatta risalire almeno alla sua visita a Gerusalemme intorno al 36 a.C. quando passò due settimane con Cefa e Giacomo per scoprire i fatti direttamente dalla loro bocca. (Galati 1:18). Può essere quindi ricondotta ad appena i primi cinque anni dalla morte di Gesù. Un tale breve lasso di tempo e un tale contatto personale non ci permette assolutamente di parlare di leggenda.

2. La storia della sepoltura è parte di una antica fonte usata da Marco per scrivere il suo vangelo. I vangeli tendono a consistere di istantanee della vita di Gesù che sono poi liberamente connesse in maniera non sempre cronologica. Ma quando si viene alla storia della passione di Cristo troviamo invece una narrativa scorrevole e contigua. Questo suggerisce l’idea che la storia della passione che la si possa ricondurre direttamente a una delle fonti a cui Marco si è affidato nello scrivere il suo vangelo. Molti studiosi hanno già la convinzione che il vangelo di Marco sia il primo che sia stato scritto, e la fonte da cui Marco deve avere attinto deve essere per forza di cose ancora più antica. Una comparazione delle narrative dei quattro vangeli ci mostra che i loro racconti non divergono se non dopo la sepoltura. Ancora una volta l’estrema vicinanza della narrativa alla data dell’accaduto dei fatti rende impossibile il concetto che si tratti di leggenda.

3. Come membro del tribunale Ebraico che condannò Gesù, è improbabile che Giuseppe d’Arimatea sia un’invenzione cristiana. C’era un forte senso di risentimento contro la leadership Giudaica per il ruolo che ha avuto nel condannare Gesù. (1 Tessalonicesi 2:15). È quindi altamente improbabile che dei cristiani avessero inventato l’esistenza di un membro dello stesso tribunale che ha condannato Gesù, che lo onora dandogli una giusta sepoltura invece di permettere che fossa lasciato a marcire come un comune criminale.

4. Non esistono altri alternative resoconti che raccontino la storia della sepoltura di Gesù. Se la storia della sepoltura curata da Giuseppe di Arimatea fosse falsa, ci si aspetterebbe di trovare altre tracce storiche che narrino cosa effettivamente è accaduto al corpo di Gesù, o perlomeno altre leggende alternative. Ma tutte i documenti che abbiamo sono concordi nel presentare l’intervento di Giuseppe per onorare la sepoltura di Gesù.

Per queste a altre ragioni, la maggior parte degli studiosi del Nuovo Testamento, concorrono sul fatto che Gesù è stato sepolto nella tomba di Giuseppe di Arimatea. Secondo il fu John A. T. Robinson della Cambridge University, la sepoltura di Gesù nella tomba è “uno dei primi e meglio attestati fatti riguardanti Gesù”. [1]

FATTO #2: La domenica dopo la crocifissione di Gesù la tomba è stata trovata vuota da un gruppo di donne seguaci di Gesù. Questa è una delle ragione che ha portato gli studiosi a giungere a questa conclusione:

1. La storia della tomba trovata vuota è anch’essa parte della fonte usata da Marco per redigere il suo vangelo. La storia della passione di Cristo usata da Marco non finisce con la morte e la sconfitta, ma con la storia della tomba vuota, che grammaticalmente è un tutt’uno con la narrativa della sepoltura.

2. L’antica tradizione citata da Paolo in 1 Corinzi 15:3-5, implica il fatto della tomba vuota. Per qualunque Ebreo del primo secolo dire che un uomo è stato sepolto e poi è resuscitato, implica il fatto che la tomba sia stata trovata vuota. Inoltre l’espressione “il terzo giorno” probabilmente deriva dal fatto che le donne sono andate a vedere la tomba il terzo giorno. Quindi dopo la crocifissione, secondo il modo in cui gli ebrei calcolavano i giorni. L’antica tradizione, citata in quelle quattro righe scritte da Paolo, riassume sia le narrative dei vangeli che quello che predicavano i primi apostoli; (Atti 13:28-31); è significativo che la terza riga di questa tradizione corrisponde alla storia della tomba vuota.

3. La storia in se stessa è semplice e manca dei tratti tipici degli abbellimenti leggendari. Tutto quello che dobbiamo fare per apprezzare questo punto è comparare il racconto di Marco con le strambe storie leggendarie che ritroviamo nei vangeli apocrifi del secondo secolo. In queste storie Gesù, per esempio, viene descritto mentre esce dalla tomba con la testa che arriva fino al cielo fin sopra le nuvole, seguito da una croce parlante.

4. Il fatto che siano state le donne a scoprire la tomba vuota e che la testimonianza delle donne non avesse alcun valore giuridico nella Palestina del primo secolo è un altro punto a favore. Secondo Giuseppe Flavio, la testimonianza delle donne era considerata talmente di nessun valore da non potere essere ascoltata in un tribunale Ebraico. Un racconto leggendario di più recente data, avrebbe di sicuro fatto si che fossero i discepoli uomini a scoprire la tomba vuota.

5. Il fatto che le accuse mosse dagli Ebrei, poco dopo gli avvenimenti, che i discepoli avessero rubato il corpo (Matteo 28:15), mostra che il corpo di fatto mancava dalla tomba. E la prime reazione al proclama dei discepoli che “Egli è risorto dai morti!” non è stato quello di ricordare loro che il corpo era ancora li nella tomba e di metterli in ridicolo come fanatici, ma di sostenere che I discepoli avessero rubato il corpo. Quindi l’evidenza che la tomba era vuota ci viene data proprio dagli stessi antagonisti dei primi Cristiani.

Si potrebbe andare avanti ad oltranza, ma credo che questo basti per indicare che, per dirla con le parole di Jacob Kremer, uno studioso Austriaco specialista negli studi sulla resurrezione, “La maggior parte degli esegeti hanno la ferma convinzione che le affermazioni bibliche riguardanti la tomba trovata vuota sono affidabili”. [2]

FATTO #3: In molte occasioni e in svariate circostanze, diverse persone e gruppi di persone hanno avuto apparizioni di Gesù risorto dai morti.

Questo è un fatto che è quasi universalmente riconosciuto fra gli studiosi del Nuovo Testamento, e le ragioni sono queste:

1. La lista dei testimoni oculari delle apparizioni di Gesù risorto, che ci viene elencata da paolo in 1 Corinzi 15:5-7) ci assicura che queste apparizioni sono avvenute. Queste includono le apparizioni a Pietro (Cefa), i dodici apostoli, i 500 fratelli e Giacomo.

2. Le tradizioni riguardo alle apparizioni che troviamo nei vangeli ci danno numerose testimonianze indipendenti a riguardo. Questo è uno dei segni più importati di veridicità storica. L’apparizione di Gesù risorto a Pietro viene attestata indipendentemente da Luca, e l’apparizione ai Dodici sia da Marco che da Giovanni. Abbiamo inoltre testimonianze indipendenti delle apparizioni di Gesù in Galilea sia in Marco che in Matteo e Giovanni, così come anche l’apparizione alle donne descritta sia in Matteo che in Giovanni.

3. Alcune apparizioni hanno i tratti tipici dei fatti realmente storici. Per esempio, abbiamo chiara evidenza dai vangeli che ne Giacomo ne nessun altro dei fratelli più giovani di Gesù credevano in lui durante la sua vita. non c’è ragione di pensare che la chiesa del primo secolo avesse il bisogno di generare storie fittizie riguardo l’incredulità della famiglia di Gesù se fossero stati invece dei seguaci fedeli sin dall’inizio. Ma è indisputabile che Giacomo e i suoi fratelli diventarono in seguito degli attivi seguaci dopo la morte di Gesù. Secondo Giuseppe Flavio, lo storico ebreo del primo secolo, Giacomo fu martirizzato per la sua fede in Cristo nel 60 d.C. molti di noi hanno dei fratelli. Di cosa avreste bisogno per convincervi che vostro fratello è il Signore, al punto tale che sareste disposti a morire per questa convinzione? Può esservi mai alcun dubbio che questa incredibile trasformazione accaduta al fratello più giovane di Gesù è avvenuta perché, per usare le parole di Paolo, “Poi è apparso a Giacomo”?

Persino Gert L. Demann, il principale critico Tedesco per quel che riguarda la resurrezione, deve ammettere, “Dobbiamo prendere come storicamente certo che Pietro e i discepoli hanno avuto esperienze dopo la morte di Gesù in cui lui è apparso come il Cristo risorto”. [3]

FATTO #4: I primi discepoli credevano che Gesù era resuscitato dai morti a dispetto del fatto che fossero predisposti a credere il contrario. Pensate un attimo alla situazione che hanno dovuto affrontare I discepoli dopo la crocifissione di Gesù:

1. Il loro leader era morto. E gli Ebrei non avevano alcun credo che lo portasse a credere in un Messia morto e men mai in un Messia risorto. Il Messia doveva scacciare i nemici di Israele (vale a dire Roma) e ristabilire il regno di Davide – certamente non soffrire una vergognosa morte sulla croce come un comune criminale.

2. Secondo la legge Ebraica, l’esecuzione di Gesù come un criminale dimostrava che era un eretico. Letteralmente un uomo maledetto da Dio (vedi Deuteronomio 21:23). La catastrofe della crocifissione per i discepoli significava non solo che il loro Maestro era morto, ma la crocifissione dimostrava in effetti che i Farisei avevano sempre avuto ragione e che per tre anni avevano seguito un eretico, un uomo maledetto da Dio!

3. Il credo Ebraico riguardo la vita dopo la morte non ammetteva che qualcuno potesse risorgere dai morti in gloria e immortalità, prima della resurrezione generale alla fine del mondo. Tutto quello che i discepoli potevano fare era preservare la tomba del loro Maestro come una sorta di santuario, dove potevano essere riposte le sue ossa fino al giorno in cui tutti i morti d’Israele che avevano vissuto rettamente sarebbero stati da Dio risorti in gloria.

Malgrado questo, i primi discepoli credevano ed erano disposti a morire per la loro convinzione che Gesù era risorto. Luke Johnson, uno studioso del Nuovo Testamento della Emory University, fa questa riflessione: “un qualche tipo di esperienza potente e stravolgente è necessaria per generare il tipo di movimento che il primo cristianesimo è stato….” [4] N. T. Wright, un eminente studioso Inglese, giunge alla conclusione che: “è questa la ragione per cui io, da storico, non riesco a spiegare il sorgere del primo cristianesimo, a meno che Gesù non è davvero risorto, lasciando alle sue spalle una tomba vuota”. [5]

Riassumendo: ci sono quattro fatti dei quali la maggior parte degli studiosi, che hanno scritto a riguardo, devono tenere conto per formulare qualunque ipotesi storica: La sepoltura di Gesù da parte di Giuseppe d’Arimatea, la scoperta della tomba vuota, le sue apparizioni dopo la morte, e l’origine del credo dei discepoli nella resurrezione di Cristo.

Quello che dobbiamo dunque chiederci è: qual è la migliore spiegazione di questi quattro fatti? La maggior parte degli studiosi ritiene una posizione agnostica a riguardo. Ma il credente non può che convenire che la l’ipotesi che meglio spiega questi fatti è “che Dio ha risorto Gesù dai morti”.

Lo storico C. B. McCullagh, nel suo libro Justifying Historical Descriptions, descrive sei test che gli storici usano per determinare quale sia la migliore spiegazione per qualsiasi fatto storico. [6] L’ipotesi “Dio ha risorto Gesù dai morti”, passa tutti e sei i test:

1. Ha un largo raggio esplicativo: spiega perché la tomba è stata trovata vuota, perché i discepoli hanno avuto apparizioni di Gesù risorto, e perché è nato il credo cristiano.

2. Ha un grande potere esplicativo: spiega perché il corpo di Gesù non è stato trovato, perché le persone hanno ripetutamente avuto visioni di Gesù vivo, a dispetto del fatto che erano testimoni di una esecuzione pubblica, ecc.

3. È plausibile: dato il contesto storico della vita e delle affermazioni di Gesù che non hanno precedenti, la resurrezione di Gesù è prova e conferma della verità di tali affermazioni radicali.

4. Non sono ad hoc o artificiosi: richiedono solo l’aggiunta di una ipotesi: che Dio esiste. E non deve essere necessariamente una ulteriore ipotesi se uno già crede che Dio esiste.

5. È in accordo con credenze accettate. L’ipotesi: “Dio ha risorto Gesù dai morti” non è in alcun modo in conflitto con il credo accettato che nel naturale le persone non risorgono dai morti. Il credente accetta appieno questo credo così come accetta l’ipotesi che Dio ha risorto Gesù dai morti.

6. Sorpassa alla lunga qualunque altra ipotesi nel dare spiegazione alle condizioni da (1) a (5). Nel corso della storia sono state proposte delle spiegazioni alternative dei fatti esposti, per esempio: l’ipotesi della cospirazione, l’ipotesi della morte apparente, l’ipotesi delle allucinazioni, e così via dicendo. Tali ipotesi sono state universalmente rifiutate dagli studiosi contemporanei. Nessuna di queste ipotesi naturalistiche riesce a spiegare tutte le condizioni così come riesce a fare l’ipotesi della resurrezione.

Questo mette in una posizione disperata i critici scettici. Alcuni anni fa ho partecipato a un dibattito sulla resurrezione di Gesù con un professore della Irvine University of California. Aveva scritto una tesi sulla resurrezione, quindi era ben ferrato sull’argomento e conosceva l’evidenza. Non poteva negare il fatto che Gesù fosse stato sepolto nella tomba da Giuseppe di Arimatea, che la tomba era vuota, che era apparso vivo dopo la morte e l’origine del credo dei discepoli nella resurrezione. La sua unica risorsa è stata di uscirsene con una spiegazione alternativa di questi fatti. Sosteneva che Gesù di Nazareth aveva uno sconosciuto fratello gemello, che era stato separato da lui alla nascita e che era cresciuto indipendentemente, ma che era tornato a Gerusalemme al tempo della crocifissione. Questi avrebbe rubato il corpo di Gesù dalla tomba, per poi presentarsi ai discepoli come Gesù risorto dai morti!

Non vi annoierò raccontandovi come ho rifiutato la sua teoria. Ma credo che questo esempio sia illustrativo di a quali disperati estremi debbano ricorrere gli scettici per potere confutare l’evidenza della resurrezione di Gesù. In verità, l’evidenza è così potente che il fu Pinchas Lapide, uno dei più grandi teologi Ebrei, che ha insegnato alla Hebrew University d’ Israele, si è dichiarato convinto sulla base dell’evidenza che il Dio d’Israele ha risorto Gesù di Nazareth dai morti. [7]

Il significato della resurrezione di Gesù sta nel fatto che non era un qualunque Mario rossi a risorgere dai morti, ma Gesù di Nazareth, la cui crocifissione fu istigata dalla leadership Ebraica a causa delle sue affermazioni blasfeme di avere autorità divine. Se quest’uomo era risorto dai morti, allora il Dio che lui aveva presumibilmente bestemmiato, lo aveva chiaramente dimostrato vere le sue affermazioni. Per cui, in un’era come la nostra in cui dilaga un pluralismo e relativismo religioso, la resurrezione di Gesù costituisce una roccia solida sulla quale i credenti possono prendere posizione dichiarando che Dio si è effettivamente rivelato in Gesù.

  • [1]

    John A. T. Robinson, The Human Face of God (Philadelphia: Westminster, 1973), p. 131.

  • [2]

    Jacob Kremer, Die Osterevangelien—Geschichten um Geschichte (Stuttgart: Katholisches Bibelwerk, 1977), pp. 49-50.

  • [3]

    Gerd L¸demann, What Really Happened to Jesus?, trans. John Bowden (Louisville, Kent.: Westminster John Knox Press, 1995), p. 80.

  • [4]

    Luke Timothy Johnson, The Real Jesus (San Francisco: Harper San Francisco, 1996), p. 136.

  • [5]

    N. T. Wright, “The New Unimproved Jesus,” Christianity Today (September 13, 1993), p. 26.

  • [6]

    C. Behan McCullagh, Justifying Historical Descriptions (Cambridge: Cambridge University Press, 1984), p. 19.

  • [7]

    Pinchas Lapide, The Resurrection of Jesus, trans. Wilhelm C. Linss (London: SPCK, 1983).